Deviazioni inutili, soste golose, pioggia

Per i 23 km di questa tratta si cammina tra lievi saliscendi in un territorio collinare e brullo per metà asfaltato, senza ombra né acqua. Seguendo il consiglio scritto sulla guida, ad un certo punto devio per visitare la grotta di Sant’Angelo che si trova sotto una masseria corredata di alcuni trulli, a circa 1 km dal percorso; purtroppo, benché sia stata recuperata e messa in ordine, è permanentemente chiusa ai visitatori e da fuori non si intravvede nulla. A chi volesse comunque farci un salto, consiglio per lo meno di guardare la traccia GPS prima di tornare indietro, perché il sentiero del cammino passa non molto distante da lì; con un breve taglio (della cui possibilità mi sono accorto troppo tardi) sarei potuto rientrare direttamente sul percorso senza dover percorrere inutilmente due volte – andata e ritorno – la stessa deviazione, risparmiando all’incirca una mezz’oretta.

Una sosta che invece vale assolutamente la pena arriva più o meno un’ora dopo alla Masseria Scalera, che appare accanto allo sterrato su cui si cammina, in cima ad una collinetta; è un’azienda a conduzione familiare dove Vito mi propone un giro di assaggi dei loro prodotti caseari: ricotta, mozzarelline, caciocavallo, pecorino, scamorza al finocchietto con pane d’Altamura e un freschissimo “vino primitivo del contadino”. Siccome non riesco a finire tutto, Vito mi dà persino dei sacchettini in cui mettere gli avanzi da portare via.

Con lo stomaco pieno affronto le quasi tre ore di cammino rimanenti, per la maggior parte sotto la pioggia, per arrivare infine ad Altamura passando accanto a una batteria di enormi Silos dove si conserva il grano con cui si produce il famigerato pane.

Il forno storico e la “tetta della monaca”

A causa della pioggia e delle scarpe zuppe e infangate, la mia esplorazione di Altamura si limita agli immediati dintorni dell’ostello Casa Xenia, anche questo gestito da un referente di tappa; sono sistemato in una comoda camera doppia con bagno che condivido con un altro camminatore.

La posizione è centralissima, letteralmente a due passi dall’Antico Forno Santa Caterina e dalla Cattedrale; comoda anche per raggiungere l’osteria Pein Assut che – al di là del menu del pellegrino – ha ottimi prezzi e una buona varietà di specialità locali.

Ma la vera delizia per il mio palato arriva inaspettata il mattino seguente, quando al Caffè Svevo di Corso Federico II (una delle arterie pedonali del centro storico) mangio la mia prima “tetta della monaca”, dolce tipico composto da un sofficissimo pan di spagna ripieno di crema. Ne mangerò svariate altre durante il resto del Cammino Materano, ma quella del Caffè Svevo di Altamura rimane in assoluto la migliore.